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Considerazione Trebuchet #4

Non c'è più niente da fare. Tranne non fare niente.

Considerazione Trebuchet #3

Stamattina ho mangiato un vocabolario. Infatti, al bagno sto espletando deiezioni.

Vincent Connare

Vincent Connare (born 1960 in Boston, Massachusetts)[1][2] is a former Microsoft in-house font designer. Amongst his creations are the Comic Sans font, and the Trebuchet MS font, both of which ship as standard on current releases of Microsoft Windows and Mac OS. Besides text typefaces he finalized and hinted the font Marlett which has been used for scalable User Interface icons in Microsoft Windows since 1995 and created portions of the font Webdings that was first shipped with Internet Explorer.

He currently works in the UK for Dalton Maag, an independent font design studio.

Il mondo dei grandi

Non si può vivere nel mondo dei grandi con ancora troppi giocattoli nelle tasche.
Nel mondo dei grandi non c'è spazio per i giocattoli e i giochi.. o almeno non i giochi con le nostre regole.
Il mondo dei grandi deve essere affrontato con cattiveria.

continua

Kamchatka



JACK MATTANZA
Ogni volta che devo stampare un racconto mi emoziono.

SANDRO SILURO
Sei un ragazzetto a modo

JACK MATTANZA
Mi inizia a fare male la pancia. È come se avessi lo stimolo di andare al bagno.

SANDRO SILURO
Si chiama diarrea emozionale

JACK MATTANZA
Deve essere così che si sente Peter North quando fa un cumshot addosso ad un'attrice. Secondo me si emoziona. Magari corre al bagno pure lui... magari piange.

SANDRO SILURO
Magari sviene.

JACK MATTANZA
(ride) Tipo James Brown durante i suoi live, sviene!

SANDRO SILURO
(ride) Sì, già mi immagino la segretaria di edizione che corre verso Peter North stremato e lo copre con un mantello.

JACK MATTANZA
(ride)

SANDRO SILURO
Hai finito di sistemare i tuoi carrarmatini?

JACK MATTANZA
Sì, ti attacco la Jacuzia.. dal Kamchatka.

Considerazione Trebuchet #2

Mi fa male la testa. Devo smettere di mangiarmela.

CAPUTT 3 ☞ Clienti Assurdi Per Un Tabaccaio Tremendo


Faccia lei

Il "Gratta e Vinci" è un gioco d'azzardo gestito dalla Lottomatica per conto dell'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato. Viene anche chiamato "lotteria istantanea".
Dal 1994 (anno di nascita del gioco) ad oggi sono stati creati quasi un centinaio di tipi. Molti sono stati cancellati, altri sostituiti. Tuttora ne rimangono attivi circa una ventina.
Possiamo benissimo paragonare i biglietti "Gratta e Vinci" ad una marca di calzature, con vari modelli e, soprattutto, vari numeri.
Quando un cliente entra nella mia tabaccheria e mi dice

- Buongiorno, ce l'ha i Gratta e Vinci?
- Sì, eccoli qui (e glieli indico). Quale vuole?
- Me ne dia uno da 5 (euro).
- Abbiamo Miliardario, Mille e una notte, Turista per...
- Non importa, basta che sia vincente.
- Guardi, non lo so..
- Ma sì, non si preoccupi. Mi dia il primo biglietto che gli viene in mente. Faccia lei.

..mi viene spontaneo immaginare lo stesso cliente che entra in un negozio di calzature..

- Buongiorno, cercavo delle scarpe.
- Guardi, eccole tutte qua.
- Mi dia il 42.
- Che modello?
- Non importa. L'importante è che siano comode.
- Abbiamo le Geocs, le Sansonait..
- Ma sì, non si preoccupi. Mi dia la prima scarpa che gli viene in mente. Faccia lei.

Faccia lei?

54 anni, 8 mesi, 6 giorni, 5 ore, 32 minuti, 20 secondi e 3 decimi




(fonte Wikipedia)

Shizo Kanakuri (in giapponese 金栗 四三 Kanaguri Shisō; anche Shizō Kanakuri o Shizo Kanaguri; Harutomi Kumamoto, 20 agosto 189113 novembre 1984) è stato un maratoneta giapponese e uno dei primi corridori su pista e su strada di valore internazionale del Giappone.

Il suo nome è legato a un clamoroso episodio avvenuto durante lo svolgimento della Maratona (corsa sulla distanza di km 40,2 e non sulla distanza successivamente adottata di 42,195 km) delle Olimpiadi del 1912 in Svezia, a Stoccolma (Shizo Kanakuri fu uno dei due atleti giapponesi a prendere parte a quella edizione delle Olimpiadi).

La sua avventura olimpica fu resa possibile grazie ad una raccolta di fondi organizzata dalla Scuola Normale Superiore di Tokyo (Tokyo Normal Higher School), antenata dell'attuale Università di Tsukuba, presso la quale il giovane studiava: alla fine della "colletta", a cui parteciparono facoltà, studenti, laureati, professori e lo stesso preside Jigoro Kano (il fondatore del Jūdō) venne raccolta la considerevole somma di oltre 2000 yendell'epoca (attualizzabili a circa 25 milioni di yen, qualcosa come più di 154 000 euro). Buona parte della somma occorse per il viaggio che si svolse dal Giappone, da cui partì il 16 maggio in treno da Shinbashi per Tsuruga; da qui si imbarcò per Vladivostok da cui prese la Transiberiana per Mosca; dopo 18 giorni di viaggio, il 2 giugno, finalmente, da Mosca arrivò a Stoccolma.

La gara si svolse il 14 luglio in condizioni meteorologiche particolarmente difficili per l'elevata temperatura (32º Celsius) e per l'assenza, come d'uso per il rigido regolamento dell'epoca, di ristori durante la corsa; il portoghese Francisco Lazaro perse addirittura la vita a causa della disidratazione.

Shizo Kanakuri riuscì a mantenere un buon ritmo di gara (era accreditato della migliore prestazione mondiale dell'epoca: 2h:32m:45s - la gara sarà vinta con un tempo di oltre quattro minuti superiore) posizionandosi alla testa della corsa accanto al sudafricano McArthur (il vincitore finale della Maratona, che verrà accusato dal suo connazionale Gitsham di aver violato il patto di attenderlo mentre si dissetava). Al 30º km circa, ancora in buona posizione, Shiro Kanakuri si fermò per bere, pare un bicchiere di succo di lampone (altre fonti indicano di arancia) offertogli da uno spettatore che osservava la gara dal proprio giardino, nei pressi del paese di Sollentuna. Il caldo e la spossatezza lo indussero ad accettare l'invito di riposarsi per qualche minuto al fresco all'interno della casa. La sosta gli fu fatale: sedutosi su una poltrona si addormentò profondamente. Al suo risveglio la gara era finita da molte ore e la polizia, allertata dai giudici di gara, lo cercava lungo tutto il percorso. Alla fine fu dichiarato scomparso, e in Svezia non si ebbero più sue notizie.

Sul rientro in Giappone e sul destino di Shiro Kanakuri negli anni successivi esistono versioni divergenti.

Quel che è certo è che il suo nome rimase proverbiale in Svezia e nel 1962 un giornalista della televisione svedese venne mandato in Giappone per scoprire che fine avesse fatto. Lo trovò, pare, che insegnava geografia nella città di Tamana.

Nel 1967 in occasione del 55º anniversario dei Giochi olimpici venne invitato a Stoccolma per concludere la sua Maratona. Il settantaseienne atleta riprese a correre da dove, mezzo secolo prima, si era addormentato e tagliò infine il traguardo fermando i cronometri sul tempo irripetibile di 54 anni, 8 mesi, 6 giorni, 5 ore, 32 minuti, 20 secondi e 3 decimi.


Prossisamente

Occupato!

Oggi il mio cane ha imparato a fare i propri bisogni nella tazza del cesso. Pensò Gualtiero Raimondi.
E fu dannatamente contento di aver insegnato una cosa così umana e al tempo stesso così civica al suo cane Roger.
Eh sì, finalmente è successo. Il magico momento che tanto aspettavo. Ora non mi devo più preoccupare di portarti fuori.
E come dargli torto: chi non ha mai sognato (mi riferisco a chi possiede un amico a quattro zampe) di vedere il proprio cane espletare i propri bisogni corporali nella tazza del cesso di casa, senza dover uscire di mattina presto oppure di notte tardi?
Niente più passeggiate al chiaro di luna, sperando che Roger la faccia in un angolo buio, senza che passi nessuno in quel momento, solo per il gusto di lasciarla lì. O peggio ancora, sperando che non passi nessuno in quel momento, proprio perché abbiamo dimenticato di portarci i sacchetti neri.
Niente più incontri scomodi con lo sceriffo del proprio quartiere, il signor Palumbi, quello del palazzo di fronte, uno di quelli che ucciderebbe ogni piccione che caga sulla sua macchina (ma finché è la propria auto, lo possiamo capire) ma che userebbe lo stesso trattamento per Roger, che ne fa tanta, ok, ma neanche davanti casa sua. Eh sì, perché quelli come Palumbi credono che la strada sia la loro (non solo quella davanti casa). E quando Palumbi ti incontra, rallenta, aspetta che Roger inizi e poi, da dietro, dice: "La raccoglie, non è vero?".
Palumbi ha perfettamente ragione, siamo onesti. È il suo modo che fa incazzare. Soprattutto, è la voce che fa incazzare uno come Gualtiero Raimondi, che a quelli come Palumbi, gli sparerebbe sulla gamba destra, "quella buona".
Niente più di tutto questo. Grazie Roger. Grazie.

...due mesi dopo.

«Grazie un cazzo!» esclamò Gualtiero, «È ancora in bagno, quel figlio di puttana di un cane?» chiese alla moglie Marina.
«Lascialo stare, Gualtiero. È appena entrato.» rispose accomodante la moglie di Gualtiero.
«Non è vero. L'ho sentito io. Saranno quaranta minuti che è lì dentro.» continuò Gualtiero, che aveva iniziato a gonfiare ogni vena sulla fronte, dal momento che quelle sul collo erano già state occupate.
«Senti, Gualtiè. Parliamoci chiaro. L'hai voluta tu questa situazione!» rimproverò la moglie, mentre si dirigeva verso la cucina, con il pensiero già alla sua terza Muratti Oro della giornata.
Gualtiero, intanto, aveva ripreso a bussare sulla porta del bagno, in modalità "te la faccio pagare stronzo", con il giornale del giorno prima arrotolato sulla mano destra e le gambe leggermente divaricate.
«Ha ragione la mamma,» intervenì Beatrice, la figlia quindicenne, «Prima gli insegni una cosa che ti fa comodo, poi ti lamenti. È come quando avete comprato la batteria a Giulio..»
«Beatrice! Non ti ci mettere anche tu!» tuonò Gualtiero, sempre più arrabbiato.
Sentiva la vescica che gli stava esplodendo, la pancia gli faceva male e le gambe erano rigide come lampioni della luce.
Non avendo un altro bagno, quel maledetto bagno occupato da Roger era l'unico posto in cui pisciare. Ma se Roger non fosse uscito in tempo, Gualtiero avrebbe trovato un nuovo posto, magari il lavandino della cucina, il tappeto della sala, il corridoio.. la pianta del giardino.Oddio! Come cazzo sto ragionando.. Sto diventando un cane! La crisi esistenziale non durò molto e riprese a discutere con la figlia e la moglie.
«Hai trasformato Roger in uno di noi, lo fai dormire in sala, gli fai vedere la televisione, e ora gli hai anche imparato ad usare il bagno. Volevi un cane educato? Un cane umanizzato? Hai creato un mostro.» sentenziò Marina, che stava al settimo tiro di Muratti Oro.
«Non immaginavo che Roger prendesse alla lettera i miei insegnamenti. Credevo che facesse una pisciatina e via. Una cacca al volo e basta! Senza fare altro!» continuò Gualtiero, che non la finiva di camminare su e giù per la cucina, sempre con il giornale di ieri arrotolato nella mano destra.
«Ma se gli hai insegnato a leggere le riviste per trovare lo stimolo!» disse la moglie.
«Se è per questo, Focus non è la sola rivista che Roger porta in bagno..» insinuò la figlia.
«Perché, a cosa ti riferisci?» rimase basito Gualtiero, «Vuoi dire che Roger..» il pensiero rimase impresso nella mente. «Che schifo!».
Gualtiero era partito per sfondare la porta del bagno, quando Roger, approfittando di quel fatale momento, aprì la porta e uscì più in fretta che poteva dal bagno, passando per la sala, tuffandosi fuori dalla finestra, in giardino. Libero.
Lì sapeva che si sarebbe salvato, almeno per qualche minuto.
In un primo momento, Gualtiero ebbe l'istinto di seguirlo. Come un killer spietato, sadico, con il giornale di ieri nella mano destra. Poi, represse il killer che dormiva in lui e ritornò Gualtiero Raimondi, con un paio di litri di urina nella vescica, pronta per esplodere.
Si buttò nel bagno senza pensare ad altro, senza gettare via il giornale di ieri, senza chiudere la porta.
Finalmente, occupato.
«Papà, hai tanto?» chiese un addormentato Giulio, il figlio ventenne, reduce da una notte passata in chat con la propria fidanzatina Jessica87@hotmail...
«Ah! Sì! Bastardo stronzo di un cane meticcio e pulcioso! Ah! Non ce la facevo più!»
«Papà?!» ribadì Giulio.
«Non iniziare pure tu Giulio, quando ho fatto ho fatto. Chiudi questa porta.» concluse Gualtiero.

Venti secondi dopo.

Uscì dal bagno senza tirare l'acqua. Non lo fece perché sapeva che doveva andarci Giulio e, quindi, l'avrebbe fatto lui. Semplicemente, stava troppo incazzato per potersi ricordare un gesto così normale.
«Devo prendere provvedimenti..» disse alla famiglia in cucina.
«Ancora. E basta.» sentenziò Marina.
«Marina, non mi interrompere.» riprese Gualtiero, «Roger non può più continuare ad usare il bagno.»
«Anche perché non è proprio così igienico. Sbaglio?» ironizzò Beatrice.
«No, Roger è pulito.» disse Gualtiero.
«No, Roger è maschio.» rilanciò Marina.
«Vi rendete conto che state parlando di un cane?» si intromise Giulio, che nel frattempo era entrato in cucina e si apprestava a fare colazione.
«Oggi si cambia musica.» concluse Gualtiero, uscendo definitivamente dalla cucina.

Mentre Roger correva su e giù per il giardino di casa, rincorrendo mosche nemiche e raccogliendo utilissime pigne, Gualtiero guardava fuori dalla finestra, contorcendo il suo cervello alla ricerca della soluzione più idonea da adottare.
Comunque sia, gliela faccio pagare? Con il giornale arrotolato? O con una bella sculacciata sulle chiappe?
Il solo pensiero di "fargliela pagare" rendeva Gualtiero triste e vulnerabile. Non era un uomo severo. Tantomeno capace di infliggere alcun tipo di dolore al proprio Roger. Non aveva dato mai uno schiaffo ai suoi figli, figuriamoci se iniziava con il suo cane bastardino nero, preso due anni prima in un canile in periferia, dapprima come regalo per Giulio, poi come pet-terapy per Marina, infine come unico alleato nella vita..
Chi vogliamo prendere in giro. È tua la colpa, Gualtiero. Solo tua. E tua è la responsabilità di porre rimedio. Roger non deve essere punito. Tu, Gualtiero, dovresti essere punito..
E continuò così per minuti, interminabili, mentre il cervello veniva rivoltato come un calzino, alla ricerca di una soluzione.
Cosa posso fare?
Passò il pomeriggio fissando Roger in giardino, poi Roger in sala, poi di nuovo Roger in giardino. Ogni tanto, quando Roger gli si metteva vicino e la famiglia non lo vedeva, gli dava una grattatina dietro le orecchie, o una carezza sul fianco destro della pancia, o un'altra grattatina sotto il muso, vicino la gola. Come faccio a farti smettere di usare il bagno di casa?
Intanto, era arrivata l'ora della pappa e con essa anche l'ora del prossimo bisognino.
«Roger, dobbiamo andare a farla fuori. Non possiamo continuare così.» disse Gualtiero a Roger, mentre gli infilava il collare con il guinzaglio.
E così fecero. Uscirono di nuovo, dopo due mesi. Con la differenza che Roger non riusciva a farla. Non provava più lo stimolo a farla su un angolo di palazzo, piuttosto che su una ruota di un auto, o meglio ancora sulla pianta del marciapiede. Niente da fare. Roger non ci riusciva. Non provava neanche a tirare su la zampa destra. Non dava segni. Camminava, annusava, guardava, poi si girava verso Gualtiero e riprendeva a camminare. Come a dire "quando torniamo a casa?".
Dopo una mezzora buona, Gualtiero si arrese, riportando Roger a casa, lasciandogli usare il bagno di famiglia.
Per questa volta.

Durante la notte, Gualtiero sognò.
C'era Roger che usava il bagno. Che usava la sua schiuma da barba, la sua lametta. No, non è possibile. Lascia la lametta! Roger che sedeva sulla tazza e leggeva Focus. Roger che sedeva sulla tazza e leggeva Playboy. Che schifo, Roger! Anzi, no: Playdog. Oddio che razza di schifo! Basta Roger! Ancora, sua moglie Marina che faceva la doccia e Roger che l'aspettava, mentre si radeva. Poi, si baciavano: Roger e Marina. Nooo! Roger che scacciava via Gualtiero. Roger che faceva colazione con la tazza di Gualtiero. Roger che dava un bacio sulla guancia ai figli di Gualtiero.
Roger che aveva preso il posto di Gualtiero.
Si svegliò.

La mattina dopo, Gualtiero andò in ferramenta. Comprò una serratura nuova e la cambiò con quella del bagno. Chiamò a raccolta tutta i membri della famiglia Raimondi e distribuì quattro chiavi, con il preciso ordine di non lasciare mai e poi mai quella chiave in giro per casa.
Alla riunione Roger non fu convocato.
Ricominciò a portare fuori Roger, per ogni bisogno. Tre volte al giorno, anche quattro.
Di nuovo fuori casa, di mattina presto, quando il sole ancora non vuole saperne di svegliarsi.
Di nuovo fuori casa, dopo pranzo, quando gli altri prendono il caffè e si fumano la sigaretta con il telegiornale delle 13,30.
Di nuovo fuori casa, a notte fonda, quando in giro incontri soltanto gatti insonni e sceriffi di strada.
Di nuovo fuori casa, faccia a faccia con Palumbi, che sta sempre lì, ad aspettare che Roger la faccia e che Gualtiero la raccolga.
Di nuovo con Roger fuori casa, educato ad essere un cane, senza riviste né carta igienica.

In casa Raimondi si ristabilirono le gerarchie e i turni per andare in bagno. Prima Gualtiero, poi Marina. A seguire, Beatrice e per ultimo Giulio (che tanto non si svegliava mai prima degli altri). Con le gerarchie e i turni tornò la serenità e tutti poterono usare il bagno senza dover aspettare che Roger finisse di fare le sue cose.
La famiglia Raimondi era di nuovo felice. Compreso Roger, che tornò ad avere un'identità canina e la possibilità di sentire gli odori delle femmine in giro per la città.
C'era una cosa, però, che tutta la famiglia Raimondi rimpiangeva del Roger Raimondi che la faceva al bagno: quando finiva la carta igienica, Roger era l'unico che cambiava il rotolino finito, ogni volta.

CAPUTT 2 ☞ Clienti Assurdi Per Un Tabaccaio Tremendo


Il quarto vince

Entra un cliente e mi fa.
«Mi dia il quarto gratta e vinci.»
«Come scusi?»
«Sì, il quarto. Il primo dopo il terzo... il terzo che ha preso la signora.» una signora aveva preso tre gratta e vinci poco prima.
«Ecco a lei..»
«Grazie. Sa come si dice? "Il quarto vince"!» e si lascia andare in una fragorosa risata.
Non esiste nessun detto, né proverbio, né urban legend che riguarda "il quarto vince".
(che io sappia)